TOP 10 MOVIES: Road Movie

I road movie sono film che hanno tutti come minimo comune denominatore il viaggio, la scoperta, quasi sempre riconducibile ad una propria crescita personale, la ricerca di una verità o la semplice vendetta. Un viaggio che inizia deve per forza finire ma non sempre i risultati sono quelli auspicati ad inizio percorso. Ecco i magnifici 10 film che esprimono al meglio il viaggio nel cinema contemporaneo:

  1. Thelma e Louise di Ridley Scott (1991)
  2. Easy Rider di Dennis Hopper (1969)
  3. Gangster Story (Bonnie & Clyde) di Arthur Penn (1967)
  4. Paris, Texas di Wim Wenders (1984)
  5. I Diari della Motocicletta di Walter Salles (2004)
  6. Sugarland Express di Steven Spielberg (1974)
  7. Rain Man di Barry Levinson (1988)
  8. Una Storia Vera di David Lynch (1999)
  9. A Proposito di Schmidt di Alexander Payne (1999)
  10. Fratello, Dove Sei? dei fratelli Coen (2000)

In quattro di questi film il viaggio è giustificato, anzi dovuto, dalla fuga. E pensare che sono solo i capostipiti delle fughe galeotte, infatti non vanno scordati altri grandi film come Arizona Junior, Assassini Nati e Kalifornia; tutti film dove evasi o serial killer scappano dalla polizia, dal loro destino, da se stessi. Se vogliamo anche in Drugstore Cowboy di Gus Van Sant è accennata la fuga dalle autorità e dalla vita ordinaria, anche se, come dice bene il protagonista Matt Dillon “è un gioco a perdere in cui è impossibile vincere”.

Mentre in altri il viaggio è dovuto alla ricerca della verità, di persone, del proprio futuro, come nelle storie di un giovane Che Guevara, di un vecchio che attraversa diversi stati con il suo trattorino dalla lentezza disarmante o di un vecchio che non ha più niente nella vita quindi decide di andare a trovare la figlia in procinto di sposarsi. Mentre nel recente This Must Be The Place la rockstar Sean Penn vuole scoprire chi ha ucciso il padre e attraversa gli Stati Uniti, dove finirà capire se stesso e il suo passato. Oppure c’è il semplice impulso del viaggio per sentirsi liberi, non attaccati a niente e padroni del proprio destino come non era mai stato raccontato nelle vicende di due motociclisti. Un ‘ altro tipo di viaggio è quello di The Road, un viaggio soffocato dalla costrizione di trovare salvezza in un mondo devastato (film dominante nella top 10 movies post-apocalittici). Nel prossimo futuro uscirà un road movie molto promettente, intitolato On The Road con Kristen Stewart, basato sulle memorie di viaggio di Jack Kerouac, tra autostop e conoscenze attraverso gli Stati Uniti.

Lorenzo Scappini.

PARADISO AMARO: la recensione

Matt King é un’ avvocato di Honolulu cinquantenne che ha passato gran parte della vita dietro una scrivania e ha visto passare il tempo davanti a se. Ma sarà costretto a (ri)mettersi in discussione come padre e come uomo dopo che la moglie è entrata in coma per un incidente in barca. Matt dovrà ricucire i rapporti con le figlie adolescenti e instaurare un’inesistente autorità di padre. La piccola e incontrollabile Scottie gli procura non pochi problemi, ma è la maggiore e ormai ventenne Alexandra che stravolge il padre, rivelandogli che la moglie lo tradiva e aveva anche intenzione di chiedere il divorzio. Matt, infuriato e confuso per l’inaspettata notizia, poi sempre più cosciente di non essergli stato mai accanto, tanto che non si era mai accorto di niente, man mano che passano le scene si rimbocca le maniche e parte per la ricerca dell’uomo con cui lo tradiva la moglie e che presumibilmente amava, allo scopo di riferirgli le condizioni terminali della donna e fare l’ultima cosa utile per lei, come piccola redenzione personale.

Alexander Payne dimostra ancora una volta di saper dirigere del gran cinema adulto e maturo. Paradiso Amaro è un’opera che tratta delicatamente i doveri e le attenzioni familiari. Matt non è mai stato abituato a crescere le figlie e non sa farlo, se non in modo finanziaro. Le figlie inizialmente lo detestano e, quella più grande soprattutto, gli sbattono in faccia parole poco carine. Quindi queste mancanze di doveri da parte di Matt nel corso degli anni hanno portato a gravi disagi interfamiliari. Ormai solo è costretto a rimboccarsi le maniche e fare come può ma scatta la molla nel dare il meglio quando scopre proprio che la moglie lo tradiva. In effetti è così anche nella vita, che ci sbatte in faccia le difficoltà sempre per insegnarci qualcosa, dove diamo il meglio di noi e tiriamo fuori tutto quando siamo davanti ai veri problemi. Le figlie in cuor loro sono dalla parte del padre che comunque non ha mai tradito la loro fiducia a differenza della madre, che non sapremo mai cosa ne pensa nell’indifesa posizione del suo letto d’ospedale. Questa delicatissima situazione si protrae per tutto il film, in ogni discorso e in ogni situazione. Resta in secondo piano la situazione di eredità (I Discendenti del titolo originale) dove Matt e i suoi cugini devono vendere un’immenso terreno incontaminato di un’isola delle Hawaii ad una grande multinazionale per un mucchio di soldi. Tutta la situazione familiare, della moglie e delle figlie fa riflettere Matt, che sembrava il più convinto a ripulirsi dell’eredità per incassare… ma forse è tutto ciò che gli rimane insieme alle figlie.

Scritto dallo stesso Payne, ma tratto dal romanzo Eredi Di Un Mondo Sbagliato, è diretto con intelligenza e un particolare occhio di riguardo per i suoi personaggi comuni ma intensi che intraprendono viaggi quasi purificatori. Payne è un uomo capace di raccontare storie plausibili con houmor pungente e mai fastidioso e nessuno come lui riesce a far interessare il pubblico a situazioni familiari normali o quasi. Si era visto in Election e nel pluripremiato Sideways, ma soprattutto in A Proposito di Schmidt con un grandissimo Jack Nicholson. Entra così facilmente nella storia e nei personaggi che è facile appassionarsi e capirne le emozioni in ogni istante. Questa caratteristica ha fatto si che George Clooney interpretasse uno dei suoi ruoli più riusciti assieme a Fratello Dove Sei? dei fratelli Coen, riuscendo però qui a toccare corde piuttosto forti a livello emozionale.

 

A dimostranza di tale bravura il film, passato per i Festival di Toronto e Torino, sta ricevendo consensi in lungo e in largo come le 5 candidature agli Oscar, i 2 Golden Globes (Miglior Film Drammatico e Miglior Attore Drammatico), Miglior Film per il Los Angeles Film Critic Association, Miglior Sceneggiatura non originale per l’associazione degli sceneggiatori di Hollywood, il 90% di recensioni positive sul sito di critica rottentomatoes.com e rientra in 3 liste dei National Board of Review come miglior film, miglior attore e migliore attrice non protagonista alla ventenne Shailene Woodley, la bravissima e arguta sorella maggiore.

I paesaggi hawaiiani che di solito vediamo in immagini da cartolina in questo film vengono mostrati con eguale bellezza ma insolita luce, rendendoli più interessanti perchè più vicini alla realtà. La bellezza c’è anche nei periodi amari, fotografati benissimo da Phedon Papamichael che non ci mostra la solita luce che associamo a questi posti paradisiaci, ma rende appieno l’idea del titolo (italiano) e delle parole di Clooney di inizio film (vedi sotto), nonchè alla base delle emozioni dei personaggi, incorniciate da malinconiche musiche hawaiiane.

ScappoDammit

Candidato a 5 premi Oscar: Miglior Film, Miglior Regia, Miglior Attore (George Clooney), Miglior Sceneggiatura Non Originale e Miglior Montaggio
La Frase: “I miei amici credono che solo perchè abito alle Hawaii io viva in paradiso, passando il tempo a bere Mai-tai e fare surf. Sono 15 anni che non salgo su una tavola da surf.”

La Scena Clou: Clooney che confessa alla figlia immersa nell’acqua putrida della piscina di casa che la madre morirà e lei subito dopo gli dice che lo tradiva da tempo.
Voto: 9