IL FINTO CINEMA È VERO CINEMA – Argo

Si gira un film di fantascienza e mostri, la “brutta copia di Star Wars”, nell’Iran degli anni ’80 dominato dal pugno di ferro di Khomeini. Daltronde tutti i film di fantascienza hanno anche ambientazioni esotico/sabbiose. La troupe al completo di un film lanciatissimo è pronta per girare, si fa la storia del cinema, si fa la storia.

La troupe è finta, una maschera, solo pochi sanno del vero scopo del film, avere il permesso di entrare in Iran per liberare 6 rifugiati diplomatici scampati ad una presa in ostaggio di militanti all’Ambasciata e poterli far tornare a casa. Il tutto architettato follemente da una CIA spregiudicata che mette in atto la “miglior peggior mossa” architettabile, congeniata e portata avanti dall’esperto in vie di fuga Ben Affleck, dalla personalità pacata e non delineatissima ma piena di rifiniture, grazie ad una semplice intuizione inconscia avuta dal figlio lontano da lui. Da lui dipende tutto: basi e idea del piano, del salvataggio o della morte di 6 persone e la disfatta di una nazione dalla minaccia di una possibile figuraccia internazionale. E’ tutto appeso a un filo, quello della tensione del poter fallire, sbagliare per questioni di un millesimo, di fortuna e destino. Qui vi è la forza trainante del film: portare ogni situazione sempre al limite del possibile senza i giochetti moderni di montaggio/forzaggio esoso, ma con i giusti tempi e la giusta credibilità nonostante la follia del piano segreto. Il piano sposato non senza remore dalla CIA è ai limiti della credibilità, ma è tutto vero. Storicamente una potenza internazionale di tale spessore è stata capace di organizzare un piano folle (il cosiddetto Canadian Caper) risultando allo stesso tempo FURBA e POCO CREDIBILE. Ma questo solo a livello storico perchè il film riesce da subito a palesarlo e renderci partecipi affiatati. Come nel miglior cinema vorresti sfogliare velocemente le pagine di sceneggiatura di cellulosa per sapere cosa succede nella scena successiva. E’ una continua escalation di tensione dal primo sconvolgimento del Periodo Ordinario fino al fortissimo climax finale.

Una decisione di pochi per poter influire in positivo sulle sorti di molti che normalmente si risolverebbe in favore del danneggiato ma alla fine si rivela vincente, invocando gloria per i suoi eroi hollywoodiani: scelta di cuore senza il quorum. È talmente ovvia la riuscita finale che a noi non ci interessa tanto la riuscita quanto il come e le corde di tensione che tanto si vanno a toccare e fanno vibrare le nostre, muovendoci sensazioni ed emozioni nel profondo senza sentimentalismi. Qui è ben altro: paura, coraggio, determinazione. Eterni valori umani presenti in ogni uomo valorso, che anch’egli potrebbe barcollare davanti ai problemi nati da certi, estremi avvenimenti e potrebbe far pensare, reagire, crollare, guardarsi davanti allo specchio e chiedersi se si è all’altezza: RESPONSABILITA‘. Come un’antitesi di Habemus Papam dove un’anziano non si sente all’altezza di uno dei ruoli più importanti al mondo e abbandona. La produzione del film-copertura mette di fronte anche 2 mondi opposti: il finto e surreale Hollywood del commercio e delle star e la vitale e ribelle Teheran oppressa nelle strade dal nazionalismo dittatoriale. Ben Affleck continua a non deludere registicamente e qui si supera grazie all’interessante storia mai raccontata e resa pubblica solo nel ’97.

 Lorenzo Scappini