SPECIALE OSCAR – Seconda Parte

 

Il countdown agli Academy Awards dice -2 e l’attesa sale. Qui trovate la seconda parte delle pellicole candidate a Miglior Film:

Il Discorso del Re,  Il Grinta,  127 Ore,  Inception e  I Ragazzi Stanno Bene.

IL DISCORSO DEL RE – The King’s Speech

La terza pellicola del 38enne Tom Hooper, lo consacra tra i maggiori registi britannici contemporanei.

Dopo Red Dust (2004) e Il Maledetto United (2009) torna con una storia vera ed importante per il suo paese. Il Discorso del Re, già dal titolo, allude alla difficoltà di parlare, specialmente in pubblico, del balbuziente Alberto Duca di York (Colin Firth), figlio del re d’Inghilterra Giorgio V (Michael Gambon).

A prendersi cura del principe è la moglie Elizabeth (Helena Bonham Carter) che lo porta in visita da svariati logopedisti, ricevendo solo delusioni fino al giorno in cui si rivolge a Lionel Logue (Geoffrey Rush) un uomo particolare che non si inchina davanti al principe, lo chiama con il suo soprannome casalingo Bertie e lo tratta come qualsiasi altro paziente. Questo rapporto, che non va a genio al principe, è raccontato in modo molto interessante, durante le sedute e al di fuori dell’ufficio di Logue. Ma i problemi iniziano quando, dopo la morte del padre e l’abdicazione del fratello Edoardo (Guy Pearce), Alberto diviene nuovo Re d’Inghilterra e dovrà affrontare il popolo da solo con la sua voce.

Interessante come il film The Queen abbia portato Helen Mirren, nei panni della regina Elisabetta, a vincere l’Oscar, mentre ora Colin Firth che ha interpretato il padre della regina Giorgio VI, sia vicinissimo a vincere la medesima statuetta. Bravissimo nell’esprimere la fragilità del personaggio e la durezza apparente che mostra inizialmente a Logue, un Geoffrey Rush splendido ed arguto, anche lui in Nomination come Attore non Protagonista e Helena Bonham Carter che passa quasi inosservata ma anche lei in nomination.

Il film ora è il favorito assoluto dopo la vittoria ai Director Guild Awards e grazie alle 12 Nomination, record annuale. Partendo da Miglior Film e Miglior Regista, e i 3 attori in nomination, si avvale anche delle nomination per Miglior Sceneggiatura Originale di David Seidler, Miglior Fotografia, Miglior Scenografia, Costumi, Montaggio, Colonna Sonora di Alexandre Desplat e Missaggio Sonoro.

Sembra proprio che al Kodak Theatre il Discorso tocchi ai nuovi Re di Hollywood, Colin Firth e Tom Hooper…. a meno di sorprese.

IL GRINTA – True Grit

I fratelli Coen si cimentano per la prima volta nel western. Anzi no, il loro più grande capolavoro Non è Un Paese Per Vecchi aveva i canoni stilistici del western di un tempo. Quindi si cimentano in un remake (per la seconda volta, dopo lo sfortunato Ladykillers) di un film del ’69 con John Wayne, un film non troppo riuscito, ma che valse l’unica statuetta al Duca. Ora quel ruolo è di Jeff Bridges, che incarna più che mai il ruolo del Grinta Rooster Cogburn, uno sceriffo sulla via del tramonto, che conosce solo la bottiglia e la pistola. Ci viene presentato in un bagno pubblico (sentiamo solo la sua voce strafottente) poi in un tribunale, accusato di pluriomicidio. Ma una piccola ragazzina, giunta da lontano per vendicare il padre ucciso da Tom Chaney (Josh Brolin in gran spolvero) uno degli scagnozzi di Ned Pepper (interpretato da Barry Pepper (!) e Robert Duvall nell’originale) cerca di convincere Cogburn ad uccidere i criminali. Quindi parte una ricerca al criminale a cui si aggiunge Matt Damon nel ruolo di un Texas Ranger, anche lui sulle tracce di Chaney.

La ragazzina, arguta e sfrontata, è interpretata dalla quasi esordiente Hailee Steinfeld. Personaggio molto carico e sempre al centro dell’attenzione che le permette a soli 14 anni di aggiudicarsi un posto tra le Migliori Attrici non Protagoniste. Lo stesso per il grande Jeff Bridges, bravissimo come sempre e in un ruolo scanzonato che gli calza a pennello, si aggiudica un posto tra i Migliori Attori, lui che detiene la statuetta grazie al ruolo in Crazy Heart dello scorso anno.

Oltre ad essere nella categoria Miglior Film troviamo anche Joel e Ethan Coen tra i 5 Migliori Registi e Migliori Sceneggiatori. Ancora impeccabili, mettono in piedi un classico fatto di inquadrature precisissime, recitazioni da grande western e momenti indimenticabili. Ci fanno rivivere uno dei generi più amati grazie alle atmosfere che ricordano i grandi classici, nonostante abbiano affermato di aver preso maggiormente dal libro che dal vecchio film. Troviamo anche la nomination per la Fotografia bellissima di Roger Deakins, alla sua nona nomination personale, per i Costumi, per il Sonoro e Montaggio Sonoro10 Nomination in totale, vedremo quante ne riuscirà a vincere, anche se sembra favorito solo nella Fotografia e nei Costumi.

127 ORE

Danny Boyle ritorna dopo il successo di The Millionaire bissato con gli 8 Oscar di due anni fa. Il regista di Trainspotting mette in scena una storia vera successa nel 2003 ad Aron Ralston, interpretato per il cinema da James Franco. Il 32enne attore americano sarà sul palco del Kodak Theatre sia per presentare gli Academy Awards sia per cercare di vincere la statuetta per Miglior Attore grazie al ruolo in questo film.

Aron è un’ alpinista ed appassionato di escursioni che cavalca in solitaria la sua mountain bike nel deserto roccioso dello Utah. Dopo una breve parentesi con delle ragazze incontrate sul cammino, si incammina sulla sua pista da solo ma mentre tenta di scendere da un crepaccio smuove inavvertitamente un masso, il quale gli piomba sul braccio destro che si incastra tra la parete e il masso, rimanendo bloccato nel fondo del crepaccio. Aron ha con sè qualche oggetto di mestiere, una pila, delle funi e una borraccia di acqua. Come farà a sopravvivere immobilizzato per 127 ore da solo nel deserto?… ma soprattutto, come si libererà?

Il film tiene bene il ritmo e non annoia mai, neanche quando ci stacchiamo in qualche flashback di vita quotidiana di Aron e capiamo che quando esce di casa non lo dice mai a nessuno. James Franco, praticamente unico vero attore del film, regge bene la pellicola, dopo gli studi sui video fatti dal vero Aron Ralston che si filmava per non perdersi d’animo e per documentare ciò che succedeva. La sceneggiatura, scritta a quattro mani dal regista con Simon Beaufoy, già vincitore nel 2009 per The Millionaire, è stata tratta dal libro scritto dallo stesso Ralston “Between a Rock and a Hard Place”.

6 Nomination: Miglior Film, Attore Protagonista, Sceneggiatura Non Originale, Montaggio, Colonna Sonora e Miglior Canzone di A.R. Rahman (vincitore nel 2009 con Jay-Oh) e Dido con If I Rise. L’unica vittoria papabile sembra quest’ultima, ma resta comunque uno dei migliori titoli dell’anno.

INCEPTION

Cristopher Nolan è senza dubbio uno dei registi ed autori più amati dai ragazzi, specie per chi non ne capisce niente di cinema, perchè riesce a mettere insieme storie “fighe” e blockbuster più i vari Batman.

Qui ci troviamo davanti ad un opera cool e geniale, che per pensarla e scriverla varrebbe solo il prezzo del biglietto, ma da come è stata realizzata forse sembra un po’ troppo autocelebrativa, come a voler dire “Guardate quanto sono bravo!”. Ma questo è il giudizio mesi dopo averlo visto e solo una volta, un film che va visto 2 o 3 volte per capirlo appieno. Ciò significa almeno che dietro c’è stato un gran lavoro di strutturazione degno di nota.

La storia racconta di Dom Cobb (Leonardo DiCaprio), un estrattore che entra nei sogni delle persone e ne ruba i segreti mentre i soggetti stanno sognando. Lui e i suoi collaboratori, Arthur (Joseph Gordon-Levitt) e Arianna (Ellen Page) si trovano spesso in bilico tra il mondo reale e quello onirico.

L’unico modo per capire se ci si trova nel mondo reale è una trottola che Cobb porta sempre con se; se la trottola dopo averla lanciata gira e poi cade si è nel mondo reale, se gira in eterno si è nel sogno. Cobb e il suo team vengono ingaggiati da un potente uomo d’affari, Mr. Saito (Ken Watanabe), che offre la possibilità a Cobb di rivedere i suoi figli in cambio di un innesto (l’ inception del titolo) nella memoria di Robert Fischer (Cillian Murphy), un’ uomo d’affari in conflitto con Saito. Per potere fare ciò i protagonisti dovranno entrare nei sogni di Fischer, e nel sogno del sogno, fino ad un quarto strato per poter impiantare l’innesto, la convinzione. Il film viene impreziosito anche dalla presenza di Marion Cotillard, moglie di DiCaprio, che si presenterà varie volte nei sogni di Cobb e colleghi per ostacolarne le operazioni, non senza un perchè.

Dunque, Nolan, risalta più la storia che i personaggi/attori e pare tra i favoriti tra i nominati di Miglior Sceneggiatura Originale. E’ in corsa anche per Miglior Fotografia, Scenografia, Colonna Sonora firmata Hans Zimmer, e altre categorie tecniche: Effetti Speciali, Sonoro e Missaggio Sonoro per un totale di 8 Nomination al pari di The Social Network. La grande delusione è per lo stesso Nolan, fuori dalla cinquina dei registi.

I RAGAZZI STANNO BENE – The Kids Are All Right

Jules e Nic (Julianne Moore e Annette Bening) sono una coppia lesbica con una vita regolare e 2 figli adolescenti, Joni e Laser. A mettere un po’ di pepe nelle loro vite sarà l’arrivo di Paul (Mark Ruffalo), padre biologico dei due ragazzi che anni prima donò sperma per i bisognosi. I ragazzi vivono la cosa molto bene, anzi sono loro ad andare a cercare Paul e passano dei bei momenti insieme. Lo stesso vale per Jules, la mamma che nella coppia ha cresciuto dentro di se i bambini, e che quindi ha ricevuto lo sperma donato da Paul. Tra i due infatti si instaura un legame. L’unica a vivere questo rapporto in modo conflittuale, come il suo carattere, è Nic, un po’ come si sentisse estraniata da una possibile famiglia composta dalla sua compagna, il donatore e i ragazzi.

Le due protagoniste sono brave ad immedesimarsi in una coppia moderna, fresca, senza fronzoli e del tutto fuori da certi standard di coppia omosessuale. Personaggi ben studiati dalle due attrici cinquantenni anche grazie all’ aiuto della regista, Lisa Cholodenko, apertamente omosessuale e attiva a Hollywood soprattutto nel campo televisivo. Il film ha appena vinto il Golden Globe per Miglior Commedia ed è l’unica commedia in gara agli Academy Awards. Un’altra buona interpretazione è della 21enne australo-polacca Mia Wasikowska (la Alice di Alice in Wonderland) che interpreta Joni, la figlia maggiore della coppia.

La Cholodenko mette in piedi la storia da sola (quasi autobiografica) essendo anche autrice della sceneggiatura. Il suo stile genuino la premia nelle categorie di Miglior Film e Sceneggiatura OriginaleAnnette Bening, vincitrice del Golden Globe per miglior attrice in una commedia, se la dovrà vedere con Natalie Portman che è strafavorita. Mark Ruffalo tra i non protagonisti è la 4^ Nomination per la pellicola, anche in questo caso difficile possa vincere, daltronde è già un premio essere agli Academy. Unica piccola delusione la mancata nomination per l’altra ottima protagonista Julianne Moore, anche se sembra unanime la scelta nei vari festival la preferenza verso Annette Bening.

 

Scappo”TheOscars”Dammit